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Tra cielo e terra sulle Alpi Giulie al Bivacco Luca Vuerich

Aggiornamento: 14 apr 2021

"Per quanti monti io abbia visto, nessuno eguaglia le Giulie"

scriveva a fine Ottocento Julius Kugy uno tra i primi esploratori di queste montagne


 

5-6 ottobre 2019


Escursionista al bivacco Luca Vuerich
Escursionista al bivacco Luca Vuerich

A fine estate, alcuni amici mi raccontarono di un bivacco dalla storia emozionante, sulle Alpi Giulie. Mi documentai sulla storia, mi lasciai affascinare dall’architettura del bivacco e mi incuriosii delle Alpi Giulie, mai frequentate fino a quel momento.

Ogni mia avventura in montagna inizia sempre così: la curiosità alza la mano, verifico la fattibilità in base alle mie possibilità in termini di tempo e di difficoltà tecnica, mi documento leggendo testi, consultando mappe e app specifiche, elaboro un programma completo ma revisionabile fino al giorno previsto e sottopongo il tutto allo Sherpa per il vaglio finale. Lo Sherpa è il mio compagno d’avventura, di strada, di vita, si è autoqualificato dal giorno in cui capì che lo zaino fotografico che portavo in spalle poteva essere alleggerito a mio favore accollandosi il treppiede.


Il bivacco è stato posto sulla cima del Foronon del Buinz a 2.531 m. per ricordare l’alpinista tarvisiano di fama internazionale, nonché fotografo talentuoso, Luca Vuerich, caduto sul Mangart a 34 anni nel 2010. All’interno, un libro/diario ce lo presenta come una persona straordinaria, amici e parenti lo ricordano e ce lo fanno conoscere. Il bivacco viene mantenuto efficiente dal padre che periodicamente, come si legge nel diario, sale a verificare lo stato del bivacco portando ogni volta Luca in vetta.

L’ambiente è di gran fascino, le Alpi Giulie sono montagne severe, selvagge ed imponenti, ancora poco frequentate, silenziose, a tratti austere ma di grande Bellezza. Mi ha subito sorpreso il loro colore, grigio uniforme, così diverso dalle mille sfumature delle Dolomite.


Dal parcheggio a Sella Nevea 1.190 m. sull’altopiano del Montasio, il sentiero sale rapido e deciso passando per il rifugio Brazzà fino a un bivio che a sinistra porta alla Cima di Terrarossa, prendiamo invece a destra per il sentiero attrezzato Ceria Merlone, che assume successivamente le vesti di una vera e propria ferrata nella seconda parte del percorso, da non sottovalutare poiché esposto per buona parte del percorso, lungo e senza vie di fuga per poter scendere di quota. Il panorama è grandioso, stambecchi e camosci a debita distanza di sicurezza ci osservano, siamo nel loro regno, cediamo loro il passo.


Stambecchi
Stambecchi

L’attacco della ferrata è preceduto dalla sosta sulla larga Forca da Lis Sieris 2.274 m. tra la Cima Gambon e il Foronon del Buinz. Da qui lo sguardo spazia verso sud sul Gruppo del Canin oltre l’Altopiano del Montasio, a nord si scorge la Val Saisera, la Valbruna mentre svetta imponente un po' più in là lo Jof Fuart 2.666 m., giusto il tempo per i preparativi necessari per indossare il kit da ferrata, il vento sibila e molto velocemente ci raffredda. La ferrata si presenta subito con la sua personalità: ghiaccio e neve nei passaggi in ombra, salti di roccia ben assicurati che velocemente ci portano in quota. Spettacolare lo Jof Montasio che con i suoi 2.753 m. e la sua forma superba ci avvisa che quassù il gigante buono è lui, sembra una sorta di sirena ammaliatrice, le regole di comportamento le conosciamo: la montagna esige rispetto, si sale in base alle proprie condizioni fisiche e in base alla propria conoscenza delle alte quote.

Dopo circa tre ore dalla partenza arriviamo sulla sommità, all'estremità ovest, del Foronon del Buinz e, dopo breve falsopiano, in vista del bivacco: un vero nido d’aquile, bellissimo! Ogni mèta raggiunta scatena forti emozioni, non solo per avercela fatta ma soprattutto per la gioia di poter godere di bellezze prima immaginate, ora concrete. La base è costituita da pilastri di cemento che reggono una struttura di legno d’abete con uno spiovente tetto in lamiera. Non siamo soli! Altri escursionisti si avvicendano fuori dalla struttura, iniziamo a contarli, ci assale un interrogativo: il bivacco è previsto con 8 posti letto, riusciremo a rimanere per la notte?

Certamente, ci si stringe, vige la regola fondamentale del buon alpinista per la quale non si manda indietro nessuno: alla fine dormiremo in 14 al bivacco Vuerich!

L’interno è attrezzato e pulito: 8 letti con materasso, coperte a volontà, un tavolo, ciabatte, finestrella per l’areazione e addirittura un pannello solare che ci assicurerà l’illuminazione interna per l’intera goliardica serata. La piccola comunità assortita per puro caso è formata da persone provenienti da posti diversi, anche oltre confine.

I miei pensieri sulle sorti fotografiche del tramonto non lasciano molto spazio all’ottimismo fino al momento in cui l’umida brezza sposta il sipario e la scena si apre mettendo in luce una sottile linea infuocata all’orizzonte.


Tramonto dal bivacco Luca Vuerich
Tramonto dal bivacco Luca Vuerich

Dal primo piano allo sfondo scorgo montagne che nemmeno conosco, qualcuna la individuo grazie alla mappa e a qualche contributo esperto.

Nel frattempo, nell’ oscurità crescente, qualche giovane stambecco fiducioso emerge dalla nebbia, nessuno teme l’altro. Che gioia immensa! Una piccola colonia si avvicina lentamente, trattengo il respiro, un eternità che dura pochi secondi, lentamente per non disturbarli muovo le due dita che mi permettono di scattare qualche foto.


Stambecco di fronte al Gruppo del Canin
Spettatore privilegiato di fronte al Gruppo del Canin

Ci riuniamo per la cena, ognuno mette sul tavolo le proprie cose in uno spirito di condivisione che ci unisce e ci fa trascorrere la serata in modo molto piacevole, tra chiacchiere, racconti, esperienze, risate e un generale clima di allegria.

Mi affascina quest’umanità che non si è scelta, che si ritrova a 2.531 m. sulla cima di una montagna, mentre fuori la nebbia e le nuvole appannano la visuale in modo così denso che non si riesce a vedere oltre i due scalini del bivacco. Intanto, un leggero nevischio mi colpisce il viso nella sua danza disordinata, chissà perché quassù non mi stupisce. Sono le 18:30 circa, sono sull’uscio del bivacco, la robusta porta in legno costituisce un importante e vitale protezione dalle temperature che calano sensibilmente e dalla neve che scende, sempre lieve, ma continua. E' così che ho vissuto la prima neve autunnale dell'anno. Ancora qualche foto a quel che resta di un tramonto discreto ma non entusiasmante.

Non si può dire che mi sia abbandonata tra le braccia di Morfeo. L’eccitazione di una location speciale, l’emozione che mi aveva dato il panorama lì fuori e l’attesa per fotografare l’alba, che già iniziavo a fantasticare, mi hanno tenuta sveglia per gran parte della notte. Non c’è nulla da fare, sempre così … Sarò la prima ad uscire dal bivacco ben prima del suono della sveglia puntata per fotografare l’alba.

Infatti, esco in anticipo sull’orario effettivo, per essere sicura di capire quale sia il punto di ripresa migliore per uno degli spettacoli più incredibili ai quali abbia assistito. Le nuvole che si stratificano in quota sono illuminate dai primi raggi mentre si colorano delle tonalità più intense, fa freddo, qualche grado sotto lo zero ma non c'è vento, rimango a estasiata, eccezionale. Un’alba straordinaria, esplosiva, armonica nelle forme e nelle sfumature, la Natura fa le cose per bene!


Alba al bivacco Luca Vuerich
Alba al bivacco Luca Vuerich

Alba sul Montasio
Alba sul Montasio

Alba dal Foronon del Buinz
Alba dal Foronon del Buinz

Alba dal Foronon del Buinz
Alba dal Foronon del Buinz

Il sole prende quota dopo averci concesso numerosi scatti. Rientriamo tutti per la colazione, ognuno condivide il programma della giornata, chi decide di rientrare per la via dell’andata, chi di proseguire lungo la Ceria Merlone.


Bivacco Luca Vuerich
Bivacco Luca Vuerich

Ci salutiamo nella speranza di rivederci nuovamente per sentieri e cime e, dopo aver lasciato in ordine il bivacco, proseguiamo in direzione est verso Cregnedul che si rivelerà la parte più emozionante ed impegnativa dell’intera ferrata.

Scendiamo lungo il ripido sentiero che ci porta alla sella del Buinz di fronte alla vetta del Modeon del Buinz, lo aggiriamo nel versante sud seguendo il sentiero che prosegue con facili e divertenti passaggi in cengia.


L'ampia Sella Buinz e il Modeon del Buinz (a destra)
L'ampia Sella Buinz e il Modeon del Buinz (a destra)

Un ultimo sguardo al bivacco dall'estremità sud del Modeon, mentre anche gli ultimi compagni d'avventura iniziano la discesa

Bivacco Luca Vuerich
Bivacco Luca Vuerich

Dopo qualche facile sali e scendi iniziamo a perdere quota scendendo velocemente per sentiero, sempre attrezzato, fino alla Forca da Val. Da qui si inizia a percorrere la lunga cengia che attraversa la parete della Cima de la Puartate, il tratto più spettacolare, divertente: si cammina in costante esposizione su una serie infinita di cenge parallele. Conclusa la cengia si arriva alla base dell’ultima cresta: Punta Plagnis.


Jof Fuart e Cime Castrein dalla Forcella de Val
Jof Fuart e Cime Castrein dalla Forcella de Val
Escursionista lungo la ferrata Ceria Merlone
Escursionista lungo la ferrata Ceria Merlone
Escursionista lungo la ferrata Ceria Merlone
Escursionista lungo la ferrata Ceria Merlone
Escursionista lungo la ferrata Ceria Merlone
Escursionista lungo la ferrata Ceria Merlone
Cima de le Puartate e Punta Plagnis a destra
Cima de le Puartate e Punta Plagnis a destra

La lunga e divertente ferrata Ceria Merlone ha lasciato un segno per i panorami straordinari, per i frequenti incontri con gli ungulati lungo il percorso, per la notte in bivacco simpaticamente trascorsa con persone amanti della montagna e in pieno spirito di condivisione di spazi ed esperienze. Tuttavia, l’intero percorso attrezzato non va assolutamente sottovalutato, alcune cenge sono molto esposte, ancorché attrezzate, non è ammessa alcuna distrazione, anche lo scatto di una foto va preparato con calma e in sicurezza, non vi sono vie di fuga e va percorso con condizioni meteo ottime, perché è facile perdere l’orientamento a causa di nebbia e nuvole che velocemente si addensano e stazionano.

Consiglio vivamente il kit da ferrata incluso il casco soprattutto per la presenza degli stambecchi che si muovono silenziosi ma costanti, anche nei tratti sopra le nostre teste. Purtroppo, non avevamo il casco, è stata una nostra grande imprudenza.

Escursione dall'alto interesse naturalistico e fotografico per la varietà dell'ambiente e per gli scenari altamente suggestivi


A distanza di alcuni mesi, dopo aver guardato più e più volte le fotografie di quel fantastico weekend ed aver riletto le note segnate a caldo, rivivo con rinnovata euforia l'esperienza straordinaria che abbiamo avuto la fortuna di vivere insieme ad un gruppo eterogeneo, assortito a caso, condotto lassù dall'unica passione: la Montagna.


 

La foto di copertina del post è stata pubblicata da MERIDIANI Montagne nel n. 104 di maggio 2020 a doppia pagina, con soddisfazione vi rimando al seguente link







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