Mondeval e lago delle Baste: attori protagonisti
Quando il piano della realtà
perde l'equilibrio nello specchio
di una fantasia cercata e voluta
- Otto Kediv -
25 - 26 luglio 2020

Il modo migliore per godersi tranquillamente un’alba è dormire in una tenda e, se il soggetto prescelto è il Pelmo 3.168 m., che si specchia nel lago delle Baste, le aspettative diventano altissime. Siamo a sud ovest di Cortina d'Ampezzo e la mèta è raggiungibile dal passo Giau in circa un'ora e mezzo di cammino percorrendo il sentiero n.436 dell'Alta Via n.1. Inizialmente il sentiero passa per l'alta val di Zonia con vista sulla parete nord del Cernera 2.664 m. Poi, superata Forcella Col Piombin 2.339 m. il sentiero scende brevemente per risalire subito dopo con decisione fino alla Forcella Giau 2.360 m. Il panorama si apre sui prati di Mondeval, la vista spazia a 360°, molti sono i giganti dolomiti che rispondono all'appello. Non resta che scendere verso il piccolo lago.
Il Pelmo risulta estremamente fotogenico se ripreso da una particolare posizione. Volevo anch’io salutarlo quando si veste dei suoi abiti migliori, al tramonto e all’ alba, magari con la complicità di qualche vivace nuvoletta. Il contesto ambientale dell’altopiano di Mondeval, dove giace il laghetto delle Baste (2.150 m.), che è poco più di una pozza, è uno dei miei preferiti. Sono salita, con il mio compagno di avventure, nel tardo pomeriggio, in modo da essere pronta per ammirare questa magia al tramonto.
Alcune piccole tende sparse qua e là, in totale 5, ci fanno capire che non saremo soli quella notte sull'altopiano di Mondeval. Il tempo stringe, il sole scende velocemente, faccio conoscenza con altri tre fotografi emiliani. Il tempo di qualche scatto e l'intero altopiano viene avvolto dalla penombra.
La notte trascorre tranquilla pur con un tasso di umidità altissimo!

I prati di Mondeval sono attorniati da vette e creste di Dolomia principale, la Croda da Lago, il Becco di Mezzodì, i Lastoi di Formin e il Monte Cernera, su tutti svetta il Pelmo che con i suoi 3.168 m. è l'indiscusso protagonista di qualsiasi foto fatta qui sull'Alpe.







La zona tutto attorno al lago è palustre, tanto che non è difficile finire in ammollo con l'intero scarpone o, per qualche sfortunato, con mezza gamba. L’idrografia superficiale è alimentata da un sistema di sorgenti rifornite dalle acque meteoriche e di scioglimento dei nevai del massiccio permeabile dei Lastoi di Formin.

In tutta l'area ma in particolare nella zona a nord ovest appena sotto la Forcella Giau si osservano grossi massi isolati prodotti da vecchie frane e accumuli di materiali detritici e morenici. La fantasia prende il sopravvento ed è facile rievocare leggende secolari legate a queste disordinate forme che ricordano gli edifici di un città. Ma questa è un'altra storia ...
E' una zona wilderness dall'alto valore naturalistico, scenografico e culturale visto che nel 1985 sono stati rinvenuti i resti di uno scheletro di cacciatore e del suo corredo funerario risalenti al mesolitico.

L'alba è prevista per le 5:45 con il sole che fa capolino dalle creste orientali dei Lastoi di Formin 2.657 m. con un'angolazione perfetta per illuminare il versante nord del Pelmo. Ma ancor più suggestivo è la parte che precede il sorgere del sole, spennellate di colore che il pittore ha deciso di tenere volutamente dense per far risaltare il Becco di Mezzodì 2.603 m. che, da dove mi trovo sembra un enorme scarpone abbandonato ma, osservandolo meglio, con la figura umana poco distante, evoca Golia e Davide a confronto.

Alcuni fotografi mi hanno preceduto, decido di spostarmi dalla postazione fotografica canonica e scopro con mia grande sorpresa che i Lastoi di Formin si riflettono nel lago con una tale limpidezza da togliermi il fiato ... L'ora blu mi incanta ...

Raggiunti i sassi in riva al lago, che mettono in sicurezza scarponi e forniscono stabilità al treppiede, l'orizzonte si illumina di quella tenue luce che addolcisce qualsiasi cresta, il Pelmo è lì che si specchia vanitosamente nel lago delle Baste. La felicità è immensa, i colori nelle morbide sfumature del rosa si alternano ora nel cielo, ora nel lago a forma di lama, raccontando a lungo l'inizio di questa nuova giornata.

Procediamo verso cima Mondeval-Corvo Alto e raggiungiamo la croce di vetta a 2.455 m. in circa 45 minuti.



Da lassù il panorama è immenso!!! ... Sul Civetta, sulla Marmolada, sulle Pale di San Martino, l'Antelao, il Sorapis, le Marmarole, uno squarcio complice ci fa scorgere due delle Tre Cime di Lavaredo.




Il ritmo morfologico si ripete, conche, pascoli da nord a sud e pareti verticali esposte a sud, così i Lastoi di Formin, così il Corvo Alto: eleganza dolomitica!
Nebbia e nuvole risalgono velocemente dalla valle del Rio delle Baste e dalla valle del Rio Mondeval, come due eserciti chiamati a fronteggiarsi sull'altopiano. Si raggiungono, si osservano a debita distanza, indugiano, ricevono rinforzi, quasi una prova di forza che li tiene impegnati durante la nostra discesa verso il lago, fino alla loro completa fusione in campo aperto.
