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L'occhio di Sauron, versante ovest delle Tre Cime di Lavaredo

Aggiornamento: 14 apr 2021

Infine il suo sguardo si arrestò: muraglie e muraglie, cinte e bastioni, nera, incommensurabilmente forte, montagna di ferro, cancello d'acciaio, torre d'adamante, egli la vide»


 

31 maggio 2020



Tre Cime di Lavaredo, versante ovest
L'occhio di Sauron - Tre Cime di Lavaredo, versante ovest

Spesso in fotografia il termine fortuna viene abusato, l’ho fatto anch’io per alcune mie fotografie, pensando ingenuamente che il buon esito di uno scatto fosse dettato in gran parte dalla fortuna di essere in quel luogo preciso al momento giusto … e proprio in queste parole sta la riuscita o meno di una fotografia. Né la scelta del posto né l’individuazione del momento avvengono a caso.

Di seguito, il dietro le quinte di una fotografia:

- studio la destinazione servendomi di libri, mappe, app e altri strumenti, affinché la luce si esprima al meglio (perché di questo si tratta alla fine), cerco quale sia, nell'arco della giornata, l’inclinazione più corretta, l’intensità più efficace, verifico se è idonea a generare riflessi o sviluppare colori suggestivi, perché nelle fotografie che faccio amo emozionarmi fin dai momenti che precedono gli scatti, oltre che per il risultato finale che incarnerà per sempre quell'istante.

- pianifico l’uscita considerando le condizioni climatiche e decido l’orario più consono

- esploro la location facendo un sopralluogo preventivo per studiare le possibili inquadrature e sfruttare i punti di forza del sito prescelto

- valuto l’attrezzatura a mia disposizione. In base alle caratteristiche del posto e al risultato finale che intendo ottenere, può essere necessario operare una scelta del materiale e se non possiedo in quel momento l’obiettivo più idoneo (per fare un es.) mi è anche capitato di ricorrere al noleggio. A tal proposito segnalo a chi fosse interessato il sito altamente serio e professionale per noleggio di materiale di alta qualità Altra Ottica Store

- imposto la sveglia spesso ad orari improbi, viaggio in auto nella notte per almeno un’ora e mezzo, inizio l’avvicinamento nel buio e nel silenzio più totali, solo con l’aiuto delle lampade frontali, per portarmi puntuale, lievemente in anticipo è l’ideale, nella location prescelta.

 

E’ domenica 31 maggio, l’alba è prevista per le 05:18.

Ho deciso di esplorare il versante ovest delle Tre Cime di Lavaredo dal Monte Piana 2.324 m., in vista di una prossima futura uscita che combini tramonto e alba.

Partiamo alle 03:30 dalla strada che sale al lago d’Antorno, appena oltre il ben noto lago di Misurina, attraversando il vasto prato che in veste invernale è la parte terminale di una pista da sci, nonchè punto di partenza delle motoslitte dirette sulla sommità del Monte Piana. Invece, in veste primaverile è adibito a pascolo. Ce ne rendiamo conto mentre lo attraversiamo per raggiungere il comodo sentiero, mutuando l'inizio del percorso dall'escursione invernale. Siamo circondati da una mandria di bovini al pascolo non riconoscibili né nella tipologia, nè nel numero, identificati sommariamente solo dal campanaccio di qualche esemplare. Nel buio più assoluto non li vediamo, l’unico nostro senso attivo è l’udito, l’emozione è alle stelle, il desiderio di raggiungere al più presto il sentiero è l’unico pensiero.

Il sentiero passa inizialmente nel bosco addormentato, profumato e silenzioso, che pace! A volte scruto nel buio denso alla ricerca di due occhi luminosi e curiosi, ma non scorgo nulla, tutti dormono. Anch’io arranco lentamente, qualche breve pausa, poche parole con il mio compagno di avventure e, senza accorgercene, quasi all’ improvviso (ma sappiamo bene che non è così) i nostri occhi abituati all’ oscurità percepiscono i primi timidi bagliori ad est. Personalmente questo è uno dei momenti che mi riempie di gioia, sarà primitivo istinto, sarà l’uscita dalle tenebre o l’attesa di un evento certo e positivo. In ogni caso, per quanto anonima fotograficamente potrà rivelarsi l'alba, sarà pur sempre l’inizio di un nuovo giorno.

Appaiono uno dopo l’altro i profili di monti che riconosciamo, non tarda nemmeno il vento, siamo a 2.324 m. Le nuvole si muovono convulsamente in ogni direzione. Comincio a pensare che non sarà un’alba classica, meglio così, mi piace sorprendermi, amo pianificare ma mi diverto di più se qualche dettaglio mi sorprende infrangendo le regole.

Tuttavia, oggi la natura è andata oltre. Rimaniamo estasiati, all’ improvviso le nuvole riunite a cingere le Tre Cime si trasformano in un cordolo rosso, così intenso da sembrare di fuoco, sono apparizioni fugaci, colgo la scena appena in tempo nello stupore più assoluto.


Tre Cime di Lavaredo versante ovest, appena in tempo

Di solito, preferisco attendere uno scatto, pianificarlo, fare qualche prova, seguire la metamorfosi di ombre, luci, volumi, colori. Invece, questa mattina, non ho avuto scampo, si trattava di cogliere l'attimo, senza aspettare nemmeno un secondo!

Lo scenario in continua trasformazione è degno di rientrare nell’universo immaginario di Tolkien, siamo a Mordor nelle fiamme in cui fu forgiato e poi gettato l’Anello.

Poco dopo, l’occhio di Sauron senza palpebre appare sopra il Paterno.


Il rifugio Locatelli, a destra il Paterno
L'occhio di Sauron avvolge il rifugio Locatelli, a destra il Paterno

Giusto il tempo di due scatti e il cielo si chiude dietro una sottile e irregolare coltre nuvolosa a regalare nuovamente altre suggestioni, meno violente ma ugualmente interessanti e generose.


Cronache tolkeniane sul Monte Piano
Il Cristallo dal Monte Piano
Il Cristallo dal Monte Piano

In realtà, siamo sul Monte Piana, teatro di guerra vera, la Grande Guerra, non quella dell’immaginario tolkeniano. Qui si scontrarono italiani sul Monte Piana a sud e gli austriaci sull'adiacente Monte Piano a nord in una assurda ed estenuante guerra di trincea. Quassù correva la frontiera che nel 1753 separava la Repubblica di Venezia dall'Impero austriaco. Sul Monte Piana sono visibili e segnalate un dedalo di trincee, cunicoli, gallerie, postazioni militari, resti di baracche e filo spinato, un labirinto scavato nella roccia, un museo a cielo aperto!

Emoziona questo viaggio nel tempo, in un periodo storico triste, sovraccarico di morte e dolore, eppure ambientato in un paesaggio dal fascino struggente che costituisce una delle meraviglie naturali più note nel mondo dell’alpinismo. Il pensiero va alle migliaia di soldati di entrambi i fronti e alle estreme condizioni in cui hanno combattuto.


Museo a cielo aperto sul Monte Piana

Lo scenario dalla cima del Monte Piana è di una bellezza straordinaria, ovunque si posi lo sguardo la soddisfazione è immensa: Tre Cime di Lavaredo lato ovest, Paterno, Lastroni dei Scarperi, Punta Lavina Bianca, Punta Tre Scarperi, Monte Rudo, Croda dei Rondi, Picco di Vallandro, Croda Rossa d’ampezzo, più in fondo le Tofane, il Cristallo, Sorapis, i Cadini tanto per citare i giganti ben visibili in primo piano.


Cadini
Viandante nella Terra di Mezzo, i Cadini

Il sopralluogo ha dato buoni frutti, ci diamo appuntamento per il bivacco notturno in tenda con la speranza di cogliere questo affascinante scenario dolomitico immerso nella luce del tramonto e nuovamente l’alba, … dalla terra di Mordor.


Tre Cime di Lavaredo versante nord ovest












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