Al lago Nero, tra realtà e illusione
"Wish you were here"
Pink Floyd
14 novembre 2020

In questo periodo, in cui siamo costretti per il nostro e altrui bene, a prendere misure e distanze nuove, a ridisegnare i nostri percorsi, magari assecondare esigenze prima sopite o distratte, si è fatta strada l’esigenza di percorrere sentieri diversi, meglio se selvaggi, dove la dimensione del viandante solitario a me cara, trova una risonanza ad ampio raggio.
La Val Nambrone, nelle Dolomiti del Brenta, è una valle selvaggia, tuttavia mai aspra, anzi invitante, si insinua in un ambiente maestoso in cui il rapporto con la Natura si fa diretto, stretto, la relazione diventa unilaterale ed il rispetto per le vette che oltrepassano i 3.000 costituisce un patto irrinunciabile.

E’ novembre inoltrato e quassù siamo agli ultimi affondi di autunno, i pendii si vestono a strati, intonati nei colori del momento, la neve abbondantemente caduta nelle settimane scorse rimane solo nella zone all’ ombra e sulle cime, permettendo l’ accesso attraverso la stretta strada di dieci km che, dalla statale tra Pinzolo e Madonna di Campiglio, conduce al rifugio Cornisello. Diversamente, in inverno, o dopo abbondanti nevicate, la strada viene chiusa al traffico ed il percorso si fa decisamente più lungo e impegnativo.
Lasciata l’auto presso il parcheggio del rifugio a m. 2120, in uno scenario di straordinaria bellezza, il sentiero che conduce la lago Nero n. 238 sale senza iniziali difficoltà, consentendomi di entrare velocemente in sintonia con l’avvicendarsi di cime e vette, ammirando creste e massicci, in una vertigine circolare via via più veloce, che mi riempie il cuore di stupore! Sono le vette della Presanella m. 3.558, la cima Giner m. 2.957 a nord ovest, la slanciata Cima Cornisello m. 3.158 mentre ad est le Dolomiti del Brenta mi fanno pregustare ciò che più tardi sarà uno spettacolo di una bellezza unica che mi vedrà seduta in prima fila.
Il sentiero prosegue in salita su roccette che esigono attenzione causa ghiaccio. Più in basso i laghi di Cornisello, Superiore e Inferiore, dall’incredibile colore azzurro, nonostante siano già in ombra dal primo pomeriggio. Un sentiero li costeggia, il 216, ameno, vanitoso passaggio in uno scenario in cui due degli elementi primordiali, acqua e roccia, da soli, disegnano insenature, mentre la luce, che arriva radente in questa stagione, traccia ombre e astratte creazioni inedite.

In breve, circa 45 minuti, si arriva sulle sponde del lago Nero, a m. 2.233.
Temevo fosse ghiacciato, in tal caso il riflesso delle Dolomiti del Brenta non sarebbe stato possibile, invece lo è solo parzialmente: un sottile strato di ghiaccio occupa ¼ circa del lago, in una posizione che non disturba il riflesso del Brenta.
La realtà supera la fantasia!
Sapevo che mi sarei trovata immersa in un paesaggio mozzafiato, fotogenico, di una bellezza che è un prodigio della natura, ma vederlo materializzato davanti ai mie occhi è di un fascino irresistibile. Mai nome si rivelò più appropriato, le acque appaiono particolarmente scure, ferme e limpidissime.


Mi abbasso quasi a pelo d'acqua sfidando il precario equilibrio di una pietra scivolosa, un minimo rischio di finire nelle gelide acque del lago Nero con tutta l'attrezzatura c'è, ma solo così il riflesso delle creste è visibile per intero. Arrivo fino all'immobile e nera superficie del lago per vedere dove la superficialità non arriva.

L’intera catena delle Dolomiti del Brenta si specchia perfettamente, tutte le cime sono facilmente individuabili, da sinistra Cima Brenta 3.150 m. , i campanili del Brenta, Cima Brenta Alta 2.953 m., Cima Tosa 3.159 m. Ogni cresta conserva sogno e desiderio mentre i contorni sfrangiati dei campanili raccontano di una granitica ed eterna sopravvivenza. Sembra una pietra di valore inestimabile perfettamente incastonata tra due perni, come i preziosi di una corona reale, tra il cielo e l’acqua del lago.

Resto in attesa senza fretta tra il canto sottile del silenzio e il passo lieve del giorno, ad ascoltare con gli occhi persi nell’infinita bellezza. Il tempo, come lo percepisco normalmente, non ha più valore, la vertigine continua … A questa altitudine e in questa posizione, la temperatura si abbassa velocemente, dai – 2 del tramonto ai - 4 dell’ora rosa, il profumo della montagna penetra a note ben distinte, pungenti ma mai acri e mai dolci, gli occhi registrano e mandano emozioni al cervello che elabora a modo suo, libero da vincoli.

Ormai è certo, il desiderio di rimanere a scrivere con la luce un’esperienza nuova fino a che promessa sarà mantenuta nel cielo e nell’ acqua del lago, fino al turno delle stelle, prende il sopravvento con decisione.
Mi sono presa il tempo necessario per imprimere nella mia mente, prima ancora che nel sensore della macchina fotografica, quel paesaggio che, come un film lento cambia luci e colori, minuto dopo minuto. Il rosso del tramonto ha accesso le pareti rocciose del Brenta, le condizioni sono tali che l’enrosadira ha dato spettacolo ancora una volta ed è stata emozione pura, ma quando il sole è tramontato dietro la cima Presanella e la cintura di Venere ha iniziato a cingere le vette di rosa è stato un vero incanto! Visibile anche l’ombra della Terra in quel segmento scuro che separa il bagliore rosato dall’orizzonte.
Lo spettacolo è proseguito col passaggio dall’ ora rosa all’ ora blu, ormai il sole sotto l’orizzonte, momento intenso anche questo, in cui le ombre sono assenti, nessuna fonte luminosa, chiarezza e contrasto imprimono all’immagine una nitidezza incredibile.




In breve, anche l’ultimo bagliore di luce se ne va lasciando spazio e tempo alla notte, mi ritrovo a pensare “ancora un po’ … ancora per sempre …”, ma il cammino dell’astro si è compiuto ed è ora di scendere, torcia frontale e ramponcini per il ghiaccio insidioso della discesa.
Una vera metamorfosi della natura, silenziosa e lenta ed io con Lei dentro i battiti composti del mio cuore.